Le opere di Vaia: tutto quello che vorreste sapere e i sentieri per raggiungerle

opere di vaia
Margherita Grotto, autore di Family Go
Tempo necessario: 1 giorno
Età bambini:  1-3 anni4-12 anni13-18 anni

L’Orso del Pradel è solo una delle ultime opere uscite dalla mente e dalle mani di Martalar, lo scultore che dai resti della tempesta Vaia ha creato figure imponenti e affascinanti che ha disposto, per la maggior parte, tra Veneto e Trentino Alto Adige. Accanto a lui ci sono Leoni alati, figure mitologiche, il Dragon Vaia Regeneration. Arte a cielo aperto irresistibile. Attratti dalla magia e dalla grandezza di queste opere, siamo andati a visitarle e qui vi raccontiamo come raggiungerle.

Sono grandi, immense, imponenti, in posizioni che dominano il paesaggio circostante, ma trasmettono un senso di protezione e coraggio. Sono le opere di Martalar, scultore vicentino del legno, che dal suo laboratorio di Mezzaselva, sull’Altopiano di Asiago, è uscito per andare a raccogliere rami secchi e tronchi tagliati, resti della tempesta Vaia, per trasformarli in animali maestosi e monumentali.

I bambini ci corrono attorno, c’è chi passa sotto toccando il legno con rispetto, chi si siede sulle zampe dell’aquila, chi gioca con l’ombra della lupa, chi si avvia in una sorta di “pellegrinaggio” per vedere colui che è nato dalle ceneri del Drago. La loro grandiosità affascina proprio tutti.

Le sculture di legno di Marco Martello, suo nome originale che già, forse, preannunciava il suo destino, sono diventate oggi attrazioni per le tante persone che, nel visitarle, abbinano l’arte a passeggiate e scoperte del territorio circostante. Ecco come raggiungerle.

Le opere di Vaia in Trentino. Dragon Vaia Regeneration e Frau, a Lavarone

Dragon Vaia Regeneration
Dragon Vaia Regeneration. Foto di Alpe Cimbra

Il 22 luglio 2023 un incendio doloso ha ridotto in cenere il Drago di Vaia, conosciuto anche come il Drago di Magrè (parte del Comune di Lavarone, in provincia di Trento), per il luogo in cui è collocato, meta di tanti turisti fino al giorno prima. 2000 pezzi di radici di alberi divelti dalla tempesta Vaia sono andati letteralmente in fumo. Ma qualche giorno dopo, sulle ceneri, si è visto spuntare un uovo, auspicio di rinascita e, dal 22 giugno 2024, è comparso Dragon Vaia Regeneration, 6 tonnellate di legno, 16 metri di lunghezza, 7 metri di altezza: il drago in legno ad oggi più grande al mondo, simbolo di resilienza, forza e rinascita.

Per vederlo si parcheggia in zona Cost, a 1 km da Magrè, in direzione Luserna, e si cammina per mezz’ora su un percorso facile, ma non adatto a passeggini. L’alternativa è il parcheggio a Cappella parco Palù per poi procedere nel sentiero seguendo le indicazioni Magre Tablat con l’icona del drago. Oppure è possibile parcheggiare in zona Bertoldi e Gionghi e seguire le indicazioni Magre Tablat e Sentiero del Drago. In 45 minuti si raggiunge Dragon Vaia Regeneration.

Situata lungo il Sentiero del Drago, c’è anche La Frau, che in cimbro significa “Madre”. Realizzata grazie alla collaborazione di artisti, falegnami, architetti e tecnici, unisce ingegno e creatività fondendo arte e struttura portante in un unico linguaggio.

La scultura rappresenta Madre natura che crea e protegge, simboleggiata da una grande sfera geodetica come un uovo sorretto da una mano. È pensata per essere vissuta anche dall’interno, trasmettendo un senso di accoglienza e protezione.
“La Frau” celebra la connessione tra uomo e ambiente, invitando a riflettere sulla coesistenza armoniosa con la natura e fungendo da punto di partenza del Sentiero del Drago, percorso che unisce arte, paesaggio e consapevolezza ecologica.

Al Museo Radici di Lavarone c’è l’Angelo senza Ali

angelo senza ali museo radici lavarone
L’Angelo senza Ali. Foto di Museo Radici, Lavarone

A mezz’ora a piedi dal Drago, a Lavarone, al Museo Radici – che nasce per raccontare l’identità di un territorio attraverso la metafora dell’albero – c’è l’Angelo senza ali, una scultura suggestiva accanto ad altre, sempre di Martalar.

L’allestimento racconta l’evoluzione artistica dell’artista, dalla scultura del legno al fuoco fino all’assemblaggio dei frammenti spezzati dalla tempesta Vaia, restituiti a nuova vita. Le opere mostrano il passaggio da un rapporto intimo con il materiale a un linguaggio simbolico e potente, in cui radici e rami diventano creature mitiche. Ogni creazione è un frammento di bosco che continua a vivere, esprimendo memoria, rinascita e il legame profondo dell’artista con le sue montagne.

Per approfondire le esposizioni del Museo Radici vi invitiamo a consultare il sito ufficiale museoradici.it/

L’ululato della Lupa del Lagorai

Lupa di Vaia
Lupa del Lagorai. Foto di Shanna Lynn

A 1600 metri, al Pian della Casara in località Vetriolo Terme, a Levico Terme, poco sopra i laghi di Levico e Caldonazzo, in Trentino, “ulula” la lupa di Vaia (o Lupa del Lagorai), alta 6 metri.

È semplice raggiungerla. Si parcheggia nel centro del paese di Vetriolo Terme, accanto al ristorante Nif Alpine Taste, e si procede a piedi, per meno di 1 km, lungo la strada che conduce fino alla piattaforma di lancio dei parapendii. Si apre poi una strada sterrata larga, in salita (preferibile il passeggino da trekking, ma occhio, lo si deve spingere!), e si incontra la Lupa.

Da lì il panorama su tutta la Valsugana è bellissimo e, ascoltando attentamente e solleticando la fantasia, è possibile sentire in lontananza un ululato. La sensazione di libertà e connessione con la natura è intensa e i bambini, creature sensibili, sapranno percepire tutto questo.

La visita alla lupa vi ha resi affamati? Camminando per altri 2,5 km, in un’oretta – procedendo lungo la Strada del Pian della Casara – si raggiunge Malga Masi, dove è possibile rifocillarsi nei fine settimana.

Il Grifone di Vaia, creatura leggendaria in località Celado

grifone di vaia con martalar
Il Grifone di Vaia. Foto di Riccardo Sordo

Un altro personaggio di Martalar, il Grifone di Vaia, conta 2000 pezzi di legno provenienti da ciò che ha lasciato la tempesta di Vaia nel 2018. L’animale dal corpo di leone e la testa d’aquila si trova in località Celado, che fa parte dei territori del Tesino, dove si parcheggia ai Larici, per poi incamminarsi per 15 minuti su una strada forestale semplice.

Eccolo lì, nei suoi 35 quintali, nei 6 metri di altezza e 9 di lunghezza. Arriva da due mesi instancabili di lavoro e chiede rispetto e cura.

Sono opere, queste, che permettono di trasmettere ai figli un messaggio di recupero (nulla si spreca, nulla si butta, neanche gli alberi morti), di sostenibilità, di amore per il territorio e per la natura, di creatività, di capacità di sognare in grande… e di realizzare cose grandi.

Haflinger di Strembo: il cavallo di radici

Haflinger di Strembo
Haflinger di Strembo

A Strembo, l’Haflinger è una scultura di Marco Martalar collocata nel Parco Giorgio Ducoli. Ideata dall’Associazione Culturale Strembo e Tradizione, celebra il cavallo Haflinger, un tempo fondamentale per l’agricoltura locale e oggi simbolo turistico della Val Rendena.

L’opera è realizzata con radici di larice recuperate dagli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia, scelte sia per il colore simile al manto sauro del cavallo sia per la loro resistenza. La ricerca dei materiali, provenienti da diverse zone delle Giudicarie, è durata oltre un anno. Le radici, sfibrate per ricreare l’effetto del pelo, rendono la scultura ancora più realistica.

La statua, facilmente raggiungibile anche dalla pista ciclabile, ha una durata stimata tra i 10 e i 20 anni, dopodiché si lascerà riassorbire dalla natura, in coerenza con il suo significato.

Radicosauro: l’essere mitologico che emerge dal Lago di Santa Giustina

radicosauro e martalar
Il Radicosauro.

In località Le Plaze, in Val di Non (Trento) si trova il Radicosauro, una monumentale scultura in legno di Martalar che emerge dalle sponde del Lago di Santa Giustina. Realizzato con radici raccolte quando l’acqua del lago era bassa, misura oltre sette metri di lunghezza e cinque di altezza.

La creatura, a metà tra felino e rettile, sembra uscita da una fiaba: secondo l’artista “si rivela solo ai bambini e si nutre di acqua e sole”. La sua forma cambia con le stagioni e con il livello del lago, apparendo a volte sommersa, a volte intera, come un essere mitologico sospeso tra due mondi.

L’Orso del Pradel: il guardiano di Molveno

orso del pradel
L’Orso del Pradel. Foto di Luca Grotto

Sul Pradel, sopra Molveno, tra le Dolomiti di Brenta, si trova l’Orso del Pradel, la scultura alta 6 metri e lunga 8, realizzata con oltre 2000 radici di larice recuperate dopo la tempesta Vaia.

L’Orso, collocato nella zona Tof dell’Ors, all’inizio del sentiero 340bis, è raggiungibile con la Telecabina “La Panoramica” e successivamente la seggiovia “Pradel – Palon di Tovre”. Rappresenta, come le altre, un simbolo di equilibrio tra uomo e natura, invitando a riflettere sulla bellezza e sulla fragilità dell’ambiente e trasformando la visita in un’esperienza che unisce arte, paesaggio e rispetto per la vita selvatica.

E l’Aquila reale, a Grigno

Aquila di Vaia
Aquila di Vaia. Foto di Margherita Grotto

Incamminandoci nel breve tratto che conduce dal parcheggio all’Aquila di Vaia impossibile non cantare

“ci son due coccodrilli e un orangotango, due piccoli serpenti… e l’aquila reale”

È lei, nella sua regalità, a spiccare quasi il volo dalla località Barricata, in località Grigno. Siamo già in Trentino, ma poco più in là, in Veneto, si apre la piana di Marcesina, la Finlandia d’Italia, capace di raggiungere, negli inverni più rigidi, i -27 gradi.

Sia che si salga da Enego, che da Foza, che da Gallio (dall’Altopiano dei Sette Comuni) si prosegue verso il Rifugio Barricata. Poco dopo è possibile parcheggiare la macchina a bordo strada e in 5 minuti si sale verso l’aquila.

Attorno all’aquila ci sono piccoli legni e sassi che le persone in visita utilizzano per realizzare piccole costruzioni. Così anche i bambini possono sentirsi piccoli artisti in erba e dar spazio alla loro fantasia creando installazioni giocose.

Le opere di Vaia in Veneto: un Leone Alato a Jesolo…

Leone Vaia Jesolo
Leone di Vaia, a Jesolo. Foto di Shanna Lynn

Il Leone alato è il primo della serie “Vaia” di Martalar. Realizzato negli spazi esterni del laboratorio dello scultore a Mezzaselva di Roana, è stato poi trasferito – nei suoi 3 metri di altezza e con i suoi 500 kg di peso – a Jesolo, per essere esposto all’esterno della tensostruttura dietro piazza Brescia.

Probabilmente al Leone è piaciuta l’aria di salsedine, e qui, a Jesolo, ha trovato la sua collocazione definitiva. Oggi è possibile ammirare l’opera su una delle colline verdi di piazzetta Casa Bianca, giardino di aiuole attraversate da ampi camminamenti in piano.

Avete raccontato ai vostri bambini la differenza tra un leone di San Marco, simbolo della Serenissima, rappresentato con un libro aperto tra le zampe e un leone di San Marco rappresentato con un libro chiuso? Aperto sta a significare un periodo di pace per la città, chiuso tempo di guerra. Bello sapere che il Leone di Vaia appoggia una sua zampa su un libro aperto.

… e un Leone Alato a Treviso

Leone Alato di Treviso
Leone Alato di Tarzo. Foto di Martalar

Anche a Fratta di Tarzo, sulle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, in provincia di Treviso, è stato inaugurato a inizio agosto 2025 un grande Leone di legno firmato sempre dall’artista veneto Martalar. La scultura, alta oltre 7 metri e lunga 10, è stata realizzata con legno recuperato dalla tempesta Vaia e tralci di vite, diventando così simbolo di rinascita e identità del territorio.

Il monumentale Leone Alato si trova davanti al lago di Revine, un contesto naturale ideale anche per una gita in famiglia. L’opera è facilmente raggiungibile in auto (da Conegliano circa 25 minuti) e può essere la meta o la tappa di un itinerario alla scoperta dei laghi di Revine, con possibilità di passeggiate e soste golose negli agriturismi della zona.

Il punto di partenza ideale per la visita è il Parco Archeologico Didattico del Livelet, dove si può lasciare l’auto e proseguire a piedi. Da qui parte un sentiero ben segnalato che attraversa vigneti, prati e boschi e che in circa 15-20 minuti, con un dislivello leggero, porta fino alla scultura. È una passeggiata adatta anche alle famiglie con bambini e regala scorci suggestivi sul Lago di Revine e sulle Prealpi Trevigiane, con cartelli informativi e punti panoramici dove fermarsi per una sosta o una foto.

Il Cervo del Fertazza, spirito della montagna

cervo del fertazza
Il Cervo del Fertazza. Foto di Martalar

Sulle Dolomiti di Zoldo, in località Fertazza, provincia di Belluno, si incontra il Cervo del Fertazza. Si arriva con l’impianto di risalita fino in quota e poi con una camminata panoramica adatta a tutta la famiglia.

Il Cervo, imponente scultura di legno alta sette metri, è nato anch’esso dai resti degli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia. Situato a 2.100 metri sul monte Fertazza, domina le Dolomiti tra il Civetta e il Pelmo.

Scolpito con legni contorti, il cervo simboleggia forza, resilienza e rinascita: trasforma le cicatrici del bosco in bellezza. L’opera racconta senza parole la tragedia naturale e la risposta creativa dell’uomo e accompagna i visitatori a osservare, ascoltare e riconoscere come anche dalle ferite possa nascere nuova vita.

Il ronzio del legno: l’Ape di Vaia a San Pietro Mussolino

A San Pietro Mussolino, in provincia di Vicenza, lungo la ciclabile della valle del Chiampo vicino alla località Lago Azzurro, dal 2022 si trova l’Ape di Vaia, una grande scultura in legno che celebra l’importanza delle api.

L’Ape è stata voluta a San Pietro Mussolino poiché “Comune amico delle api”, progetto che mira a tutelare e far conoscere il mondo di questi preziosi insetti.

Il punto di partenza consigliato per il percorso è il parcheggio del palasport. Il tracciato principale è quello blu, lungo circa 12 chilometri e piuttosto impegnativo, mentre in alternativa si può scegliere l’anello arancione di 6 chilometri.

La camminata inizia lungo la pista ciclabile e poi prosegue con saliscendi tra le valli, regalando scorci panoramici suggestivi. In generale la segnaletica è buona, anche se in alcuni tratti conviene affidarsi alla traccia registrata.

 

 

Copyright: FamilyGO. Foto di Alpe Cimbra, Margherita Grotto, Riccardo Sordo, Shanna Lynn, Luca Grotto, Museo Radici, Martalar.

 

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