Le opere di Vaia: tutto quello che vorreste sapere e i sentieri per raggiungerle

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Margherita Grotto, autore di Family Go
Tempo necessario: 1 giorno
Età bambini:  1-3 anni4-12 anni13-18 anni

Il Grifone è solo l’ultima delle opere uscite dalla mente e dalle mani di Martalar, lo scultore che dai resti della tempesta Vaia ha creato figure imponenti e affascinanti che ha disposto, per la maggior parte, tra Veneto e Trentino Alto Adige. Accanto a lui ci sono un Leone alato, un uovo nato dalle ceneri del Drago, una Lupa, un’Aquila. Arte a cielo aperto irresistibile. Attratti dalla magia e dalla grandezza di queste opere, siamo andati a visitarle e qui vi raccontiamo come raggiungerle.

Sono grandi, immense, imponenti, in posizioni che dominano il paesaggio circostante, ma trasmettono un senso di protezione e coraggio. Sono le opere di Martalar, scultore vicentino del legno, che dal suo laboratorio di Mezzaselva, sull’Altopiano di Asiago, è uscito per andare a raccogliere rami secchi e tronchi tagliati, resti della tempesta Vaia, per trasformarli in animali maestosi e monumentali: Leone alato, uovo sulle ceneri del Drago, Lupa, Aquila e Grifone.

I bambini ci corrono attorno, c’è chi passa sotto toccando il legno con rispetto, chi si siede sulle zampe dell’aquila, chi gioca con l’ombra della lupa, chi immagina quale animale uscirà dall’uovo posto sulle ceneri del Drago. La loro grandiosità affascina proprio tutti e da loro si verificano veri e propri “pellegrinaggi”.

Le sculture di legno di Marco Martello, suo nome originale che già, forse, preannunciava il suo destino, sono diventate oggi attrazioni per le tante persone che, nel visitarle, abbinano l’arte a passeggiate e scoperte del territorio circostante. Ecco come raggiungerle.

Un Leone Alato al mare

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Il Leone alato è il primo della serie “Vaia” di Martalar. Realizzato negli spazi esterni del laboratorio dello scultore a Mezzaselva di Roana, è stato poi trasferito – nei suoi 3 metri di altezza e con i suoi 500 kg di peso – a Jesolo, per essere esposto all’esterno della tensostruttura dietro piazza Brescia.

Probabilmente al Leone è piaciuta l’aria di salsedine, e qui, a Jesolo, ha trovato la sua collocazione definitiva. Oggi è possibile ammirare l’opera su una delle colline verdi di piazzetta Casa Bianca, giardino di aiuole attraversate da ampi camminamenti in piano.

Avete raccontato ai vostri bambini la differenza tra un leone di San Marco, simbolo della Serenissima, rappresentato con un libro aperto tra le zampe e un leone di San Marco rappresentato con un libro chiuso? Aperto sta a significare un periodo di pace per la città, chiuso tempo di guerra. Bello sapere che il Leone di Vaia appoggia una sua zampa su un libro aperto.

L’uovo sulle ceneri del Drago di Vaia: chi uscirà?

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Il 22 luglio 2023 un incendio doloso ha ridotto in cenere il Drago di Vaia, conosciuto anche come il Drago di Magrè (parte del Comune di Lavarone, in provincia di Trento), per il luogo in cui è collocato, meta di tanti turisti fino al giorno prima. 2000 pezzi di radici di alberi divelti dalla tempesta Vaia sono andati letteralmente in fumo. Ma qualche giorno dopo, sulle ceneri, si è visto spuntare un uovo, auspicio di rinascita e di… chissà quale nuova opera.

Per vedere l’uovo e scoprire chi nascerà si parcheggia in zona Cost, a 1 km da Magrè, in direzione Luserna, e si cammina per mezz’ora su un percorso facile, ma non adatto a passeggini. L’alternativa è il parcheggio a Cappella parco Palù per poi procedere nel sentiero seguendo le indicazioni Magre Tablat con l’icona del drago. Oppure è possibile parcheggiare in zona Bertoldi e Gionghi e seguire le indicazioni Magre Tablat e Sentiero del Drago. In 45 minuti si raggiunge l’uovo sulle ceneri del Drago.

Un nuovo drago? Una fenice che rinasce dalle ceneri? Ci piace fantasticare sulla figura mitologica che da lì uscirà.

L’ululato della Lupa

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A 1600 metri, al Pian della Casara in località Vetriolo Terme, a Levico Terme, poco sopra i laghi di Levico e Caldonazzo, in Trentino, “ulula” la lupa di Vaia (o Lupa del Lagorai), alta 6 metri.

È semplice raggiungerla. Si parcheggia nel centro del paese di Vetriolo Terme, accanto al ristorante Nif Alpine Taste, e si procede a piedi, per meno di 1 km, lungo la strada che conduce fino alla piattaforma di lancio dei parapendii. Si apre poi una strada sterrata larga, in salita (preferibile il passeggino da trekking, ma occhio, lo si deve spingere!), e si incontra la Lupa.

Da lì il panorama su tutta la Valsugana è bellissimo e, ascoltando attentamente e solleticando la fantasia, è possibile sentire in lontananza un ululato. La sensazione di libertà e connessione con la natura è intensa e i bambini, creature sensibili, sapranno percepire tutto questo.

La visita alla lupa vi ha resi affamati? Camminando per altri 2,5 km, in un’oretta – procedendo lungo la Strada del Pian della Casara – si raggiunge Malga Masi, dove è possibile rifocillarsi nei fine settimana.

E l’Aquila reale

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Incamminandoci nel breve tratto che conduce dal parcheggio all’Aquila di Vaia impossibile non cantare

“ci son due coccodrilli e un orangotango, due piccoli serpenti… e l’aquila reale”

È lei, nella sua regalità, a spiccare quasi il volo dalla località Barricata, in località Grigno. Siamo già in Trentino, ma poco più in là, in Veneto, si apre la piana di Marcesina, la Finlandia d’Italia, capace di raggiungere, negli inverni più rigidi, i -27 gradi.

Sia che si salga da Enego, che da Foza, che da Gallio (dall’Altopiano di Asiago) si prosegue verso il Rifugio Barricata. Poco dopo è possibile parcheggiare la macchina a bordo strada e in 5 minuti si sale verso l’aquila.

Attorno all’aquila è possibile trovare piccoli legni e sassi che le persone in visita utilizzano per realizzare piccole costruzioni. Così anche i bambini possono sentirsi piccoli artisti in erba e dar spazio alla loro fantasia creando installazioni giocose.

Benvenuto Grifone

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Il neonato personaggio di Martalar, il Grifone di Vaia, conta 2000 pezzi di legno provenienti da ciò che ha lasciato la tempesta di Vaia nel 2018. L’animale dal corpo di leone e la testa d’aquila si trova in località Celado, dove si parcheggia ai Larici, per poi incamminarsi per 15 minuti su una strada forestale semplice.

Eccolo lì, nei suoi 35 quintali, nei 6 metri di altezza e 9 di lunghezza. Arriva da due mesi instancabili di lavoro e chiede rispetto e cura.

Sono opere, queste, che permettono di trasmettere ai figli un messaggio di recupero (nulla si spreca, nulla si butta, neanche gli alberi morti), di sostenibilità, di amore per il territorio e per la natura, di creatività, di capacità di sognare in grande… e di realizzare cose grandi. Così, dal ritorno da queste visite raccogliamo qualche piccolo ramo che troviamo per terra, nei sentieri, e a casa ci inventiamo installazioni. Manualità e fantasia ai massimi livelli.

Copyright: FamilyGO. Foto di Margherita Grotto, Riccardo Sordo, Shanna Lynn, Martalar.

 

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